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Capitolo I
La nascita del Regio Ginnasio “Vitruvio Pollione”

Il Regio Ginnasio “Vitruvio Pollione” venne istituito nell’anno 1927. In quel periodo a Formia non erano presenti scuole superiori. Il centro studi più importante della parte alta della Provincia di Caserta era Gaeta, con il Seminario Diocesano e l’ Istituto Tecnico Nautico. Le altre scuole superiori si trovavano a Sessa Aurunca, Montecassino e Capua. Presso questi centri dovevano spostarsi i giovani intenzionati a proseguire gli studi e frequentare l’università. Nel capitolo viene esposto l’impegno del Ministro Fedele e del podestà Felice Tonetti per istituire a Formia il ginnasio inferiore ( I, II, III, IV e V ginnasio), di fatto i primi cinque anni dopo la scuola elementare. Viene integralmente riportata la corrispondenza tra le varie autorità competenti per l’istituzione della nuova scuola e vengono definite le date fondamentali del complesso iter burocratico, fino alla inaugurazione del nuovo edificio scolastico.

  1. Manifesto affisso per le strade di Formia per invitare la popolazione a partecipare compatta alla cerimonia di inaugurazione del Monumento ai Caduti e del nuovo Edificio Scolastico.
  2. Delibera del podestà di Formia per la “Istituzione in Formia di un Regio Ginnasio isolato”, assunta il 24 settembre 1927, pubblicata all’Albo Pretorio per otto giorni, dal 25 settembre al 2 ottobre 1927.
  3. Minuta autografa del manifesto fatto affiggere in data 12 settembre 1927, dalla quale risulta come Felice Tonetti seguisse personalmente ogni fase del processo, non solo scrivendo personalmente i manifesti, ma indicando i luoghi di affissione ed il numero dei manifesti da affiggere.
  4. Lettera del Ministro Fedele al Podestà Tonetti, per ringraziarlo delle belle espressioni riferite al Ministro nel manifesto affisso per le strade di Formia il 12 settembre 1927.
  5. Lettera, datata 29 settembre 1927, indirizzata da Felice Tonetti al Ministro Pietro Fedele per concordare le date degli esami di ammissione al ginnasio. Già si accenna alla intenzione di istituire il liceo.
  6. Per la istituzione del ginnasio era stato necessario ricorrere ad una sottoscrizione pubblica, della quale non restano che rare tracce. Tonetti seguiva sempre personalmente l’andamento della raccolta dei fondi, come risulta da questo appunto autografo del 1° luglio 1928.
  7. Le lezioni erano cominciate il 20 ottobre 1927, ma al 15 novembre il Provveditorato agli Studi per il Lazio lamenta la mancanza della deliberazione impegnativa del Comune. In calce l’appunto di Tonetti. “Già scritto- Atti per ora”.
  8. Lettera del Presidente della “FEDERAZIONE FASCISTA ENTI AUTARCHICI” che comunica la deliberazione relativa alla istituzione del ginnasio.
  9. Il Podestà Tonetti, con lettera del 7/10/1928, aveva richiesto al Presidente del Consiglio Provinciale della Economia Nazionale in Roma, “la concessione di quel maggiore concorso che le sarà possibile”, per fronteggiare le ingenti spese di mantenimento del ginnasio. Qui sotto la risposta negativa.
Capitolo II
1929-1931 - La istituzione del liceo ed il raddoppio del ginnasio

La istituzione del Ginnasio a Formia, nel 1927, fu salutata con viva soddisfazione dalla cittadinanza ed al nuovo istituto scolastico vennero assicurati mezzi adeguati ed una sede prestigiosa. Sia dai documenti ufficiali, sia dai ricordi degli studenti, si avverte la grande soddisfazione e, quasi, l’orgoglio che suscitava nella città la presenza di un istituto scolastico così autorevole. La popolazione scolastica subì un rapido incremento e si sentì subito la necessità di completare il Ginnasio con il Liceo. In questo capitolo, sempre con puntuali riferimenti documentari, viene ricostruito l’iter burocratico che portò alla istituzione del triennio liceale. Il problema principale era costituito dal costo dell’operazione. Per raccogliere i fondi necessari venne costituito uno speciale “comitato pro liceo”, presieduto da Don Vincenzo Peschillo. Nel testo vengono riportati i nomi dei componenti del comitato, di tutti i sottoscrittori e l’ammontare del loro contributo. Furono coinvolte le maggiori autorità del Regime, da Mussolini a Giuliano (Ministro della Educazione Nazionale), al senatore Belluzzo, fino a Pietro Fedele. Il decreto di istituzione del Liceo fu firmato da Vittorio Emanuele III il 3 ottobre 1929.

  1. Lettera di Felice Tonetti a Pietro Fedele del 14 agosto 1929;
  2. Lettera di Tonetti alla Giunta Provinciale Amm.va del 24 agosto 1929;
  3. Lettera del Ministro Belluzzo a Felice Tonetti del 6 settembre 1929;
  4. Elenco dei sottoscrittori per l’istituzione del Liceo;
  5. Telegramma del Provveditore di Roma del 13 settembre 1929;
  6. Manifesto alla cittadinanza del 21 settembre 1929;
  7. Gazzetta Ufficiale del 3 ottobre 1929;
  8. Manifesto alla cittadinanza per esaltare il valore della nuova Istituzione;
  9. Manifesto per annunciare la concessione di un secondo corso di ginnasio inferiore;
  10. Tabella dell’incremento degli iscritti dal 1927/28 al 1931/32;
Capitolo III
La particolare atmosfera del “Vitruvio” nei primi anni Trenta

Durante i primi anni del periodo fascista Formia visse un momento di forte dinamismo nell’ambito economico, legato alla messa in cantiere di numerose opere pubbliche e al consolidarsi di un certo spirito mercantile già presente nella città [1]. Da un punto di vista generale è utile segnalare alcuni fatti che aiutano ad inquadrare il periodo. Il 16 luglio 1922 era stata aperta la linea ferroviaria “direttissima” nel tratto Roma-Formia che, oltre ad accorciare di alcune ore le distanze da Roma, avvicinava Formia ai grandi mercati, stimolando la sua già forte vocazione mercantile. Nel 1927 si era rotto il secolare legame con la Campania ed in particolare con la Terra di Lavoro a seguito della soppressione della provincia di Caserta e della conseguente annessione di tutto il territorio a Nord del Garigliano, fino a Monte San Biagio, alla Provincia di Roma. Queste vicende amministrative si completarono nel 1934 con la creazione della provincia di Littoria (divenuta Latina a partire dal 7 giugno 1945) della quale Formia entrava a far parte.

Dal punto di vista politico si registrava una sostanziale adesione al regime, anche se per una parte della popolazione si trattava di conformismo, dettato da ragioni di convenienza o di indifferenza. A Formia, per lungo tempo, almeno fino al 1936, l’adesione al fascismo trovò espressione nel consenso intorno alla figura di Felice Tonetti, podestà dal maggio 1927 all’aprile 1936. La borghesia formiana, tranne qualche isolata espressione di dissenso, sostanzialmente aderì al regime e cercò in vari modi di manifestare la sua vicinanza al governo. La vita politica ebbe un corso tranquillo, senza grandi discussioni e senza forti manifestazioni di dissenso. P. G. Sottoriva ricorda come anche il mondo scolastico fosse sostanzialmente accanto al regime. La sezione locale del Partito Nazionale Fascista era affidata al preside del Liceo, Giuseppe D’Anna; una docente del Liceo, Anna Canonica, era la presidente del Fascio Femminile, e, sempre presso il Liceo, il vicesegretario comunale, Andrea Ciardo, insegnava cultura militare. Il podestà, Felice Tonetti, aveva la presidenza dell’Opera Nazionale Balilla. Sarebbe errato, però, ritenere che nell’ambiente scolastico formiano ci fosse una forte azione di controllo da parte del regime. L’On. Pietro Ingrao che ha frequentato il Liceo Vitruvio negli anni Trenta, pur criticando la didattica di tipo tradizionale, ricorda come proprio in quelle aule avvenisse l’apertura della mente alle grandi novità che maturavano in Italia e in Europa. “La questione più aspra era nel fatto che quei saperi restavano “ materie” anche nell’agire dell’insegnante. Difatti quei maestri tenevano lezione rigidamente ( e naturalmente ) l’uno separato dall’altro. Mai tenevano una lezione comune; quasi mai si incontravano per discutere e delucidare – insieme con gli alunni – un punto chiave della riflessione educativa. O anche per vagliare o prospettare insieme, con gli alunni, una controversia interpretativa, un progetto di ricerca.” [2]. Eppure, proprio dai limiti di un insegnamento così schematico e tradizionale, nasceva nel giovani studenti una certa insoddisfazione e un “desiderio di frugare fuori dalle aule scolastiche. In questo modo gli studenti del Vitruvio si aprivano ad altre curiosità, ad altre letture che generavano squarci di luce su ciò che avveniva in Italia e nel mondo. Inoltre proprio in quegli anni, presso il Liceo Vitruvio, si registrava la presenza di docenti aperti ed in palese opposizione al fascismo. Si fa riferimento ai docenti, Pilo Albertelli (1930-31) e Gioacchino Gesmundo (1932-33) [3]. Erano entrambi docenti di storia e filosofia e subito colpirono i loro allievi proprio per il diverso spirito che animava il loro insegnamento, teso a trasmettere la capacità di utilizzare la propria ragione per analizzare in modo critico le situazioni, senza adeguarsi supinamente al conformismo dominante. La vita di questi due docenti sembra legata da uno strano filo del destino. Dopo la iniziale parentesi di insegnamento presso il Liceo Vitruvio, proseguirono, per vie diverse, la loro carriera di insegnanti di liceo a Roma. Pur diversi per formazione intellettuale e per ideologia politica, quando si trovarono di fronte alla dittatura non esitarono a passare dal mondo degli studi alla concreta partecipazione alla lotta politica. Impegnati ambedue nella lotta antifascista a Roma, furono catturati e conclusero i loro giorni, fucilati entrambi alle Fosse Ardeatine il 24 marzo 1944. Nel ricordo della traccia di libertà così importante lasciata da questi due docenti, il Liceo Classico “Vitruvio”, il 29 ottobre 1997, ha intitolato loro la biblioteca di istituto. Proprio in quel Liceo si apriva la mente di Ingrao, e degli altri studenti che ebbero la fortuna di frequentarlo, al grande mondo delle letterature e della filosofia, alle novità che si andavano scoprendo nel campo scientifico, ai primi dubbi e critiche nei confronti del Regime: “Ciò che apprendevo in quelle aule del Vitruvio era prima di tutto una enorme ricapitolazione o riassunto dell’accaduto umano in quella conca mediterranea in cui stavano Atene e Roma: e tutto ciò che aveva ruotato intorno a quei due fari. Mille e più anni erano quasi impossibili da raccontare. [...] Ma dentro la mia testa era cominciato a crescere un dubbio. E difatti in quel liceo formiano conobbi i primi germi di una eresia politica. E la prima critica al regime mi venne da maestri giovanissimi, quasi della mia stessa generazione” [4].

Anche nel ricordo degli altri studenti che hanno frequentato il Liceo in quel periodo, rimane il segno di una atmosfera serena, anche se improntata alla disciplina, e, sia pure con i limiti tipici di una scuola i cui programmi di insegnamento lasciavano fuori il Novecento, il Vitruvio rappresentò l’esperienza dell’apertura della mente alla grande cultura italiana ed europea, il primo incontro con i grandi temi della filosofia, della storia e della vita.

Documenti
  • Frontespizio della rivista “Latina Gens” del giugno-luglio 1930;
  • Articolo a firma del preside del Liceo Giuseppe D’Anna, apparso sul numero speciale di LATINA GENS, giugno-luglio 1930, dedicato alle istituzioni culturali di Formia, ed in particolare al liceo classico.
  • Ricordo degli anni di ginnasio e di liceo del pediatra Prof. Salvatore Corbo. I brani sono tratti dal contributo di memoria del Prof. Corbo all’annuario del liceo dell’anno scolastico 1998/99.
  • Vengono delineate le figure di due prestigiosi docenti del Liceo Vitruvio, Pilo Albertelli e Gioacchno Gesmundo, il cui destino si incrociò due volte, prima a Formia, nell’insegnamento di storia e filosofia presso il Liceo, poi, in modo tragico, alle Fosse Ardeatine, dove entrambi furono trucidati il 24 marzo 1944.
  • Lettera di Pilo Albertelli scritta da Formia, indirizzata all’amico e compagno di studi, presso il Liceo “Romagnosi” di Parma, Vittorio Enzo Alfieri. E’ interessante sia per il riferimento al suo insegnamento della storia, sia per l’accenno ad un duro scontro con il preside del Liceo.
  • Formia nel ricordo del prof. Gioacchino Gesmundo in due lettere inviate alla sorella Isabella [5]. La sorella Isabella era rimasta vedova e Gesmundo aveva con lei un particolare rapporto, al punto da farla venire a vivere con lui a Roma.
  • Ricordo di Formia, del Liceo e dei prof. Gesmundo e Albertelli da parte di un allievo illustre, l’On. Pietro Ingrao. (Brani tratti dal Discorso commemorativo pronunciato nella palestra del Liceo il giorno dell’inaugurazione della biblioteca di istituto, 29 ottobre 1997 e dal libro autobiografico “Volevo la luna”).
  1. Questo argomento è ben trattato nel volume IV della Storia illustrata di Formia, articoli di P.G. Sottoriva. In particolare si veda , Il fascismo e la città.
  2. Pietro Ingrao, Volevo la luna,Einaudi, 2006, pag. 29.
  3. Si veda la breve scheda biografica.
  4. Pietro Ingrao, Volevo la luna, Einaudi, Torino 2006, pag. 33.
  5. Le lettere sono state fornite dal nipote Sabino Gesmundo, che vive a Milano.
Capitolo IV
1936 - La proposta di intitolare al Duce l’Aula Magna del Liceo

Il contesto nazionale. In campo nazionale, all’interno del processo di fascistizzazione del paese, attenzioni particolari furono rivolte alla scuola. La fascistizzazione della scuola fu un’opera lunga, complessa e difficile, alla quale il regime si dedicò con tenacia e perseveranza. L’opera era cominciata con la riforma Gentile e con l’attività del Ministro Pietro Fedele che cercò di applicare la riforma Gentile, apportando ad essa solo qualche opportuna modifica. Egli, successo al Casati nel gennaio 1925, per quanto fosse un universitario coscienzioso e un erudito distinto, si dimostrò incapace di resistenza politica e morale, ed in fondo era convinto che il fascismo e Mussolini fossero quel che ci voleva per l’Italia. La scuola si avviava a divenire un istituto di educazione complessiva dell’individuo e lo strumento necessario alla formazione del nuovo cittadino, votato alla grandezza dello stato fascista. Tuttavia il regime non riuscì a controllare completamente la scuola, né allora, né successivamente. La vecchia struttura ed il vecchio spirito resistettero, non tanto nella scuola elementare, quanto nella scuola secondaria. Migliaia di giovani italiani dovettero ai loro professori di ginnasio e di liceo se riuscirono a difendersi dalla influenza della propaganda fascista.

Il contesto locale. A Formia la situazione era sostanzialmente simile a quella nazionale, anche se non vengono ricordati episodi di eccessivo controllo o, addirittura, di persecuzione nei confronti di alcun insegnante. L’atmosfera all’interno del Liceo fu tranquilla e stimolante, almeno nei termini in cui essa è stata descritta da alcuni allievi di quel periodo. Però l’intensificazione del processo di controllo della scuola voluto dal nuovo Ministro De Vecchi, ebbe qualche effetto anche nel Liceo Vitruvio, se è vero che, proprio nel 1936, la parte del mondo della scuola che era vicina al fascismo volle dare alla propria convinta adesione al regime un forte segno di visibilità esterna. Il Preside del Liceo, prof. Erasmo Malfi [1], e il podestà, anche se ancora per poco, Felice Tonetti, per dimostrare l’attaccamento, la lealtà e la riconoscenza [2] di Formia al regime fascista, avanzarono la proposta di intitolare al “duce fondatore dell’Impero” l’Aula Magna del Regio Liceo “Vitruvio Pollione” e di collocare nella stessa Aula Magna il “busto in bronzo del Capo del Governo”, S.E. Benito Mussolini”. La risposta del Ministero fu negativa. Le autorità di Formia, sia pure con una punta di delusione, presero atto della risposta del Ministero e per qualche anno non si parlò più di nuove intitolazioni.

Documenti
  • Nota prot. 3260 del 5 DIC 1936, con la quale il Provveditore agli Studi di Littoria trasmette al Ministero la richiesta di intitolare al Duce l’Aula Magna del Liceo.
  • Nota prot. 3954 del 8 GEN 1937, con la quale il Provveditore agli Studi trasmette al Ministero il parere del Prefetto di Littoria.
  • Risposta negativa del Ministero alla richiesta di intitolare l’Aula Magna al Duce.
  • Copia della circolare allegata alla lettera di risposta del Ministero.
  1. Fu preside del liceo dal 1935-36 al 1939-40.
  2. Il Podestà Tonetti, in tutti i documenti pubblici, faceva sempre riferimento al dovere di riconoscenza che Formia doveva avere nei confronti del Fascismo.
Capitolo V
1940 - La intitolazione del Regio Liceo Ginnasio a Costanzo Ciano

A Formia l’adesione al regime rimase forte e negli anni faceva registrare un continuo incremento delle divise giovanili. La città era grata al regime per l’impulso dato alla vita economica. “Se era stata una coincidenza del tutto fortuita e fortunata quella del collegamento di Formia alla direttissima Roma-Napoli, nel 1922, così come l’inizio dei lavori di costruzione del porto di Sarinola, l’economia locale aveva cominciato a beneficiare di una serie di iniziative: i lavori per il porto erano stati intensificati, era stato dato alla città un piano regolatore firmato da un illustre professionista, l’architetto Gustavo Giovannoni, era stata superata la strettoia di Mola, che obbligava il traffico tra piazza Mercato e piazza Risorgimento nella angusta via Abate Tosti, con l’apertura della nuova via Emanuele Filiberto”.

E’ facile ritenere che proprio nell’ambiente scolastico rimanesse forte il desiderio di mostrare in modo tangibile e solenne la gratitudine e la fedeltà al regime. E’ probabilmente questa la ragione per cui le autorità scolastiche, di concerto ovviamente con le autorità politiche, nel 1940, con una proposta ancor più impegnativa rispetto alla intitolazione dell’Aula Magna, avanzarono al Ministero dell’Educazione Nazionale la proposta di modificare la intitolazione stessa del Liceo Ginnasio, non più a Vitruvio Pollione, bensì a Costanzo Ciano e di collocare un suo busto nell’Aula Magna.

Era Ministro dell’Educazione Nazionale Giuseppe Bottai che era un intellettuale di valore, ma fortemente impegnato nel processo di fascistizzazione della scuola. “Il Fascismo – scriveva in una sua circolare – intende la scuola in senso totalitario, non come semplice distributrice di sapere, ma come strumento politico di educazione che concorre anche alla preparazione dei fanciulli e dei giovani ai complessi compiti politici e militari del regime”. E’ facile comprendere come agli accettasse subito la proposta di intitolare il Liceo ad un eroe del Regime

Non si hanno elementi per stabilire quanti docenti abbiano condiviso questa scelta per intimo convincimento, quanti invece solo per superficiale conformismo o desiderio del quieto vivere. Rimane, tuttavia, l’interrogativo sul significato e sul peso che questa scelta ebbe nelle coscienze degli studenti che in quel periodo frequentavano il Liceo Vitruvio e che, ora, diveniva Regio Ginnasio Liceo “Costanzo Ciano”.

Documenti
  • Lettera del Ministro Bottai al Provveditore agli Studi di Littoria per comunicare la approvazione del cambio di intitolazione del Liceo.
  • Deliberazione per la concessione di un contributo finalizzato alla realizzazione di un monumento dedicato a Costanzo Ciano.
  • Scheda biografica di Costanzo Ciano.
  • Pagina del registro generale dei voti relativo all’anno scolastico 1942-43. Nel timbro tondo si vede chiaramente come sia presente l’intitolazione “COSTANZO CIANO".
Capitolo VI
1945 - La nuova intitolazione del Liceo Classico a Vitruvio Pollione

Il Liceo Classico rimase intitolato a Costanzo Ciano dal 1940 al 1945. Per questi cinque anni, come detto nel precedente capitolo, non è stato possibile ritrovare se non qualche debole traccia documentaria relativa alla nuova intitolazione. Essa, tuttavia trova nuova e definitiva conferma in un fascicolo, presente presso la Direzione Generale Classica, relativo ad un ulteriore cambiamento di intitolazione, per ritornare al vecchio nome di “Vitruvio Pollione”, che perdura ancora oggi.

Gli anni 1940-45, durante i quali il Liceo fu intitolato a Costanzo Ciano, rappresentano un periodo cruciale per la storia del mondo intero; l’umanità ha conosciuto durante questo periodo ogni forma di sofferenza e di orrore, fino alla esperienza delle due bombe atomiche. In questa sede ci interessa la situazione di Formia.

Il 25 luglio 1943 si ebbe la caduta di Mussolini, il suo arresto e il trasferimento a Ponza, dove venne trattenuto per una settimana prima di essere trasferito al Gran Sasso. La caduta di Mussolini accentuò il distacco dal regime e numerosi cittadini fecero subito sparire le cimici del Partito Nazionale Fascista dal bavero della giacca.

La guerra inflisse terribili sofferenze alla popolazione e gravissime distruzioni alla città. Le fotografie sono impressionanti e ci danno un senso di sconsolata amarezza. Anche il palazzo nel quale era ospitato il Liceo Classico venne completamente raso al suolo. Fa impressione, guardando la fotografia, confrontare quei ruderi con l’imponente massa dell’antico edificio. Insieme con le mura sono andate perdute tutte le carte, tutto l’archivio della scuola dal 1927 al 1945!

Dopo l’arrivo degli alleati, i formiani cominciarono a rientrare in città e, senza abbandonarsi alla disperazione, si accinsero alla lunga e difficile opera di ricostruzione della città e del tessuto civile. Sono stati ricordati, sia pure in modo succinto, gli eventi drammatici della guerra perché essi costituiscono anche la premessa per l’ultimo atto che riguarda il Liceo. A parte il problema della sua ubicazione, in attesa della costruzione di un nuovo edificio scolastico, bisognava affrontare la questione della intitolazione della scuola a Costanzo Ciano, cioè ad un eroe del regime fascista. Non esistono registri, né verbali, né atti di alcun genere relativi a quel periodo, per cui non è stato possibile stabilire chi abbia posto il problema di cambiare l’intitolazione del Liceo. Certo, al termine della guerra, nel nuovo clima politico, poteva mai la principale scuola della città, il Liceo Classico, rimanere intitolata a Costanzo Ciano? Appare del tutto naturale che le nuove autorità cittadine decidessero di modificare la intitolazione del liceo, una traccia troppo evidente del precedente regime. L’iter burocratico partì con la delibera del Collegio dei docenti e si concluse con la “re intitolazione a “Vitruvio Pollione”.

Documenti
  • Lettera del Provveditorato agli Studi di Littoria che comunica al Ministero la proposta del collegio dei docenti di intitolare il liceo nuovamente a “Vitruvio Pollione”.
  • Minuta della risposta del ministero, datata 11 giugno 1945, che richiede, “Per poter ripristinare l’intitolazione del R. Liceo Ginnasio di Formia al nome di Vitruvio Pollione”, copia della deliberazione del collegio dei docenti, parere favorevole del sindaco della città e del prefetto di Littoria.
  • Nota del provveditorato agli Studi di Littoria con la quale si trasmettono i documenti richiesti dal Ministero.
  • Copia dell’estratto del verbale del collegio dei docenti ove si delibera la nuova intitolazione a Vitruvio.
  • Copia conforme del parere del sindaco di Formia.
  • Copia conforme del parere del prefetto di Littoria.
  • Decreto di intitolazione a “Vitruvio Pollione” firmato dal Ministro Arangio Ruiz.
  • Minuta della comunicazione della nuova intitolazione del Liceo al Regio Provveditore agli studi di Latina.
  • Nota di trasmissione del decreto per la pubblicazione nel Bollettino Ufficiale del Ministero.
Conclusioni
La maturità negli anni difficili della guerra

Questo libro, con le sue appendici ricche di documenti relativi ai primi anni di vita del Liceo, con le foto di classe, con i ricordi, le curiosità e gli aneddoti relativi ai momenti iniziali della storia dell’istituto, può essere uno strumento prezioso per aiutare anche gli studenti di oggi a non distaccarsi dal “proprio liceo”, nel momento in cui spiccano il volo verso le università, verso le carriere, verso le professioni. Il Liceo rimane un luogo significativo nella vita dei giovani che hanno la fortuna di frequentarlo. I “Vitruviani”, gli studenti che hanno potuto godere dei cinque anni di formazione del liceo, devono sentire di aver speso utilmente questo periodo, acquisendo conoscenze, competenze utili e, soprattutto, un sistema di valori al quale fare riferimento lungo tutto l’arco della propria vita.

Per rafforzare questo intento sono stati pubblicati, “in coda alla storia del Liceo Vitruvio”, gli elenchi degli studenti che, anche nei momenti difficili della seconda guerra mondiale, hanno trovato la forza morale necessaria per affrontare e superare l’esame di maturità classica, tesi come erano, a raggiungere mete importanti. Si spera che questo ricordo e questo esempio possa servire da monito per i giovani, un po’ diversi, dei nostri tempi. Essi devono essere consapevoli che il Liceo Classico rimane ancora una scuola straordinaria che apre orizzonti culturali di enorme valore, sulle grandi letterature, sulla filosofia, sull’arte, sulle scienze. Esso assicura un percorso formativo che poggia su una tradizione solida, su esperienze significative, su forti convincimenti etici, che sono la base di ogni attività volta alla costruzione di civiltà. Vale la pena difenderne la memoria e impegnarsi per la sua sopravvivenza.

"Caro Liceo ..."

Il libro si conclude con la pubblicazione della lettera di una studentessa la quale manifesta emozioni, sentimenti e pensieri che hanno attraversato l’anima di tutti gli studenti che hanno conseguito la maturità presso il “Liceo Vitruvio”. Tale lettera può rappresentare, in un certo senso, tutti gli studenti del Vitruvio e ci dice che cosa questa Scuola abbia significato per migliaia di donne e uomini, che su quei banchi hanno appreso la complessità del mondo, si sono aperti alla conoscenza della propria e della altrui umanità, per seguire poi i propri percorsi di vita. Ne deriva un monito per tutti noi insegnanti ad essere consapevoli dell’importanza della nostra professione e del dovere, che tutti abbiamo, di alimentare l’antica tradizione del Vitruvio, fucina di ideali, valori, speranze su cui innumerevoli giovani hanno impostato i passi del loro viaggio terreno.

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